27 Aprile 2024

di Roberto Minnocci  – 

“Un ritratto di Leonardo Mazzanti, tra Famiglia, Sport, e Sentimenti. Un’immagine inedita dell’uomo e dell’atleta.”

LeoLeonardo Mazzanti è uno dei giocatori che ha contribuito a scrivere pagine importanti nella storia del Nettuno Baseball. È sempre risoluto e combattivo, così come lo era sul campo. Oggi è impegnatissimo ad allenare giovani nella Academy Nettuno, dove ragazzi e ragazzini seguono con attenzione i suoi insegnamenti. Andiamo a conoscerlo meglio.
Leonardo, una vita passata sui diamanti a giocare. Ma tra i tanti sport disponibili, cosa ti ha spinto proprio verso il Baseball?
  • “In realtà, da ragazzo, ho praticato diversi sport, tra cui l’atletica, ed essendo abbastanza veloce gareggiavo nella corsa con buoni risultati. Però il baseball aveva un’attrattiva particolare, ed è stato un amore a prima vista. Andavo alle partite nel vecchio stadio, in anticipo per trovare posto sulle gradinate, aspettando che mio padre portasse la pizza per tutta la famiglia. E percepivi il calore della gente attorno, e respiravi il profumo dell’erba tagliata. E poi andavi a cercare le palle battute in foul, che emanavano quell’odore acre, che respiravi a fondo, ed è una cosa che ti rimane appiccicata per sempre. Ancora oggi, ogni volta che entro in campo, la prima cosa che faccio è raccogliere una palla per annusare il profumo del cuoio. Non potevo non innamorarmi di queste cose. Ho preferito il baseball e il suo fascino.”
Tu hai avuto un’ottima carriera, con molti trofei in bacheca. Raccontaci qualcosa; quanto sei soddisfatto?
  • “Fondamentalmente sono molto soddisfatto della mia carriera; però, essendo molto esigente verso me stesso, ho sempre pensato che avrei potuto ottenere molto di più; una battuta più lunga, un’assistenza più veloce, un errore in meno, insomma, avrei potuto gestire meglio tante situazioni. Con l’esperienza che ho adesso, valuto con spirito critico il mio passato, ma capisco che è impossibile tornare indietro, e allora mi tengo stretti i miei successi. Tre scudetti, tre Coppe dei Campioni, due Supercoppe Europa, due Coppe Ceb, tre Coppe Italia, sono stato nel giro della Nazionale Italiana partecipando anche a Campionati del Mondo, Intercontinentali, Spring Training negli Stati Uniti, non è poco! Ho avuto molte soddisfazioni, grazie anche al mio spirito autocritico, che mi ha spinto sempre a perfezionarmi. E oggi è quello che cerco di trasmettere ai miei ragazzi. Mai accontentarsi, ma cercare di ottenere sempre il meglio da se stessi.”
Nel tuo percorso sportivo, quanto hai scelto, e quanto, invece, sei stato scelto?
  • “L’ambiente che ti circonda, volente o nolente, condiziona sempre le tue scelte. Io, per fortuna, sono stato educato con un forte senso di responsabilità. Mio padre mi ha lasciato sempre ampia libertà di scelta, e mi ha sempre detto: “se hai un sogno seguilo!” Quindi, nella vita, come nello sport, sono spesso stato artefice in prima persona di certe decisioni. Però, in alcune situazioni devi anche saper accettare dei compromessi, ed essere scelti può anche avere i suoi lati positivi.”
Nettuno, il baseball, e il suo ambiente. Ti ha dato più spinta o limitazione?
  • “Nettuno mi ha sempre dato la carica! I vecchi giocatori che ho conosciuto mi hanno trasmesso la tipica grinta nettunese del non arrendersi mai. Mentre il pubblico, durante i playoff, o le finali, mi esaltava ed era uno stimolo incredibile. È un ambiente che mi ha sempre dato adrenalina positiva. Uscivi dal dugout e vedevi lo stadio pieno, i tamburi, gli striscioni, e capivi che era arrivato il tuo momento. In quelle finali di ottobre inoltrato, in casa e in trasferta, con i tifosi che ti seguivano dappertutto e con cui condividevi tutto. E il ritorno in città alle tre di notte, con la gente che ti aspettava per festeggiare gli scudetti, sono ricordi indelebili. L’orgoglio di giocare per la tua città, con il nome Nettuno sul petto. Il senso di appartenenza. È una forza straordinaria, che purtroppo in questo momento si è molto affievolita.”
Oggi gestisci un’attività imprenditoriale sportiva, l’Accademia Nettuno Baseball. Che cosa rappresenta per te, e che tipo di ritorno ti aspetti?
  • “Rappresenta il mio percorso, associato alla mia passione, che è il baseball. E attraverso di essa provo a passare le mie esperienze ai ragazzi che la frequentano. E sto parlando di amore, sacrificio, e tanto lavoro. I risultati scaturiscono da queste componenti. Questo è un nuovo punto di partenza, su cui costruire il futuro, mio personale, ma anche del baseball locale. Mi piacciono le sfide, come se fossi ancora in campo, sperando di crescere e formare i campioni di domani.”
Lavoro, famiglia, sport. Come convivono nella tua giornata?
  • “La famiglia innanzitutto! Ho quattro bambini e una moglie impagabile, che mi ha consentito, attraverso il suo sacrificio e il suo sostegno, di realizzare la mia carriera. Comunque, inizio la mattina andando al lavoro, proseguo nel pomeriggio con gli allenamenti all’Accademia, torno a casa alla sera e mi dedico un po’ ai figli. Adesso riesco a vederli di più perché giocano con me a baseball e abbiamo più possibilità di divertirci insieme. È una vita molto intensa, ma mi piace, e fino a che Dio mi darà la forza di andare avanti, continuo su questa strada.”
Tuo figlio, Valerio, sta muovendo i primi passi nel mondo del baseball. Che rapporto c’è tra voi?
  • “Valerio è il mio primogenito, ed è stato il più coccolato. Devo dirti che ora ci scontriamo spesso, soprattutto sull’argomento del baseball. Io, essendo esigente di natura, a volte mi aspetto delle cose che lui ancora non può darmi. Quando vado a vedere le sue partite cerco di nascondermi, perché subisce molto la mia presenza. Ma sono orgoglioso di lui, anche se non accetta i miei consigli. È un buon lanciatore mancino con delle ottime doti tecniche. Sta cercando la sua strada.”
Facendo un bilancio della tua vita, chi senti di dover ringraziare in particolare?
  • “I primi che mi vengono in mente sono i miei genitori, a cui sono particolarmente grato, e in particolare mio padre, che mi ha seguito e aiutato tanto. Metto sullo stesso piano anche mia moglie, che mi ha permesso, attraverso il suo impegno, di essere qui in questo momento. Nello sport devo ringraziare Giampiero Faraone, che ha contribuito molto a farmi maturare come giocatore, spingendomi a curare l’aspetto mentale, e non solo quello fisico con cui affrontavo le partite. Se oggi sono un uomo realizzato, lo devo anche a loro.”
Quando sei in mezzo ai ragazzi che alleni, ti senti più: coach, istruttore , o educatore?
  • “Fondamentalmente devi essere istruttore e coach. Però a me piace curare molto l’aspetto di educatore. Con i ragazzi devi essere anche psicologo. La comunicazione è importantissima. Devi parlare di tutto e condividere ogni cosa con loro. Durante le partite bisogna dare la giusta dose di carica e tranquillità. Poi naturalmente per la parte tecnica, i movimenti corretti, le tattiche, devi trasformarti in un classico allenatore che pretende impegno. Cerco di fondere le tre cose ed evidenziarle al momento opportuno.”
Quando sei dietro lo schermo a fare Batting Practice, cosa ti viene in mente davanti a un ragazzino con la mazza e col caschetto?
  • “Rivedo me stesso, e mi da emozione. Mi è sempre piaciuto il rito di indossare il caschetto, prendere la mazza, e andare nel box di battuta. Quindi, da dietro la rete protettiva mi immedesimo in loro, e cerco di correggere la loro meccanica e le loro paure, che erano le stesse mie. Torno ragazzino anch’io insieme a loro.”
A conti fatti, quanto hai dato e quanto hai ricevuto da questo mondo?
  • “No, non posso assolutamente lamentarmi. Ho avuto molto, e ringrazio il Signore di avermelo concesso.”
Insomma, cos’è il baseball per Leonardo Mazzanti?
  • “Il baseball è composto dai compagni, dal campo, dagli odori, dalle emozioni. Il Baseball è Amore!!”
Dove c’è amore c’è speranza. La speranza che il baseball rinasca dalle sue ceneri, come una Fenice. Attraverso le passioni, l’umiltà e i sentimenti che mettono in gioco persone come Leonardo Mazzanti. Un uomo innamorato della vita e dello sport!