29 Marzo 2024

di Roberto Minnocci  – 

“Un ritratto di Patrizia Della Bruna, manager del team Academy Nettuno Softball.”

Pic 269Palle gialle che schizzano sul campo Andrea Sacchi; un gruppetto di ragazzine schierate in diamante; sul piatto di casa base una manager che “funga” e chiama le giocate. Occhiali da sole, voce decisa e persuasiva, è Patrizia Della Bruna. Grande passato alle spalle, con titoli italiani ed europei, un’icona del Softball italiano, che si ritrova su un campetto alla periferia di Nettuno a trasmettere i suoi insegnamenti a delle piccole atlete. Una nuova sfida, per chi ha trascorso gran parte della propria vita a mettersi in gioco, con la grinta che la contraddistingue, in uno stadio o davanti a un microfono. Quando inizia a parlare è un fiume in piena, alternando la cioccolata ai ricordi, col suo carattere impetuoso.

(Parte subito a ruota libera)!

“Hai visto che brave? Non ho ancora molte ragazze, ma stanno lavorando bene e stanno facendo grandi progressi. Penso di portarle anche nella rappresentativa di categoria Ragazze al Torneo delle Regioni, di cui io sarò manager. Hanno tutte delle buone potenzialità.”

Si vede l’amore che hai per questo sport, parlaci del tuo rapporto con il Softball?

“Ho iniziato a dodici anni con la Libertas San Saba Roma, e a quattordici giocavo già in Serie A; posso dire di aver dedicato la mia adolescenza allo sport, oltre che allo studio. Lo sport ti insegna a stare insieme, a collaborare; il softball fondamentalmente è un gioco individuale, però si gioca per la squadra, perciò hai la possibilità di crescere come atleta e come persona, in più c’è l’aspetto collettivo che serve a socializzare, sacrificarsi per gli altri e cooperare. Queste situazioni poi te le ritrovi nella vita, e quindi il mio percorso sportivo si è sviluppato di pari passo con la crescita sociale e umana. Questo è il Softball.”

Se dovessi proporre a una bambina di giocare a Softball, cosa le diresti?

“Le racconterei le mie sensazioni. Per me il Softball ha significato viaggiare, a diciassette anni ero già in Cina con la Nazionale Italiana, un mezzo per conoscere il mondo e incontrare gente di tutte le razze e religioni. Poi c’è l’aspetto di stare all’aria aperta, sentire i profumi; quando entri in campo senti subito l’odore dell’erba tagliata, e ti senti libera con te stessa e con il mondo intero. Poi le direi del rapporto che si ha con il guanto, che diventa una tua terminazione, e lo curi come fosse un “peluche”; io ancora oggi gioco con il “mio guanto”, che mi comprò mio padre alla base NATO di Gaeta, e mi segue da trentacinque anni. I giocatori hanno il culto del guanto, perché è una cosa essenziale, e alle mie ragazze dico sempre di curarlo bene. Lo sport è una risorsa che ti dà la forza di fare tutto, io ho insegnato educazione fisica, adesso sono un commissario di polizia, e queste ragazzine sono come lavagne pulite su cui si può scrivere, trasmettendo valori positivi.”

Che ne pensi di questo tentativo di rilancio del Softball a Nettuno con l’Academy?

“Io ho accettato questa proposta dell’Academy perché mi dà la possibilità di allenare senza dovermi occupare di tutti gli altri aspetti amministrativi e logistici. Ho una società alle spalle che mi supporta in questo progetto, e vogliamo creare un’accademia per le ragazze in questa città, che è il cuore del baseball in Italia, ma è anche un ambiente un po’ maschilista. Le donne devono aver l’opportunità di fare questo sport a Nettuno e nel Lazio, fornendo loro mezzi e strutture per cambiare questa tendenza. Ai miei tempi, a Roma, dove ho vinto scudetti e titoli europei, c’era un grande movimento, che pian piano si è disperso per aver trascurato i settori giovanili; adesso vogliamo ripartire dalla base, in un posto come Nettuno, che per logistica e tradizione ha requisiti favorevoli, in particolare in Academy, dove si può lavorare tutto l’anno anche al coperto, cercando di non ripetere gli errori del passato.”

Cosa ti ha spinto ad accettare questa sfida, e, soprattutto, pensi di poterla vincere?

“Si assolutamente. A un certo punto della mia carriera ho lasciato lo sport, per occuparmi di più della famiglia e del mio lavoro, adesso, che i miei figli son cresciuti, voglio rimettermi in gioco. In tre o quattro anni mi piacerebbe formare una squadra di ragazze, portarle a grandi livelli, e lanciare la sfida alle formazioni del nord. La motivazione principale è rilanciare il Softball nel Lazio, portandolo fino in A1, e voglio farlo qui a Nettuno. Ci credo, e metterò tutta me stessa per riuscirci.”

Chiudiamo con un tuo ritratto?

“Io ero un cavallo pazzo, non ho mai abbassato la testa davanti a nessuno. Ho sempre avuto un forte senso di giustizia e di sana competizione, affrontando le cose con grande determinazione. Sono nata sotto il segno della combattività, una guerriera nello sport e nella vita.”