28 Marzo 2024

di Roberto Minnocci  – 

“L’Academy Nettuno si presenta come un modello di riferimento per rilanciare il baseball.”

MoneyDopo aver trascorso una settimana in casa, dividendomi equamente tra febbre, aerosol e Sanremo, concludo le cure con un antibiotico sul baseball post-influenzale. Siamo nel terzo millennio da quindici anni ormai, e il movimento del baseball ancora rimpiange i fasti del secondo. I ricordi del secolo scorso hanno spesso il sopravvento sulle speranze di quello presente. Ci si lamenta, si litiga, nascondendosi dietro al fatalismo con una sorta di rassegnazione. La congiuntura negativa, le finanze, gli sponsor e gli investimenti. Ma è solo una questione di soldi? Oppure si può fare sport usando la fantasia e il coraggio? Girando per la rete, leggendo le notizie più disparate che riguardano il batti e corri, ci si può imbattere in situazioni deprimenti, con campi abbandonati a sé stessi, fari dell’illuminazione scomparsi e società che chiudono bottega. Di contro, però, ci sono realtà che lavorano in condizioni ottimali, con risultati soddisfacenti, ricevendo grande apprezzamento dal bacino di utenza che riescono a coinvolgere. Per carità, stiamo parlando di piccole cose, briciole al confronto dei massimi sistemi di vertice del baseball italico, ma che potrebbero e dovrebbero essere da traino, come un modello di riferimento, per ripartire verso prospettive più rosee. E allora mi piace evidenziare gli aspetti positivi di questo movimento. Piccole oasi felici in un deserto di contraddizioni e immobilismo. Girando un po’ l’Italia con le squadre giovanili, si possono scoprire campetti improvvisati a diamanti senza pretese, ma anche delle strutture che sono dei piccoli gioielli, pulite, ordinate ed efficienti. Tutti questi elementi, comunque, sono funzionali al loro scopo primario: mantenere vivo il baseball giocandolo. Il loro comune denominatore è costituito da piccoli organismi, i quali mettono in gioco le passioni attraverso l’organizzazione, che non è una parola magica, ma un sistema strutturato per rendere una società sportiva attiva ed efficace. Utilizzando, come dicevamo all’inizio, fantasia e coraggio. Investendo gli introiti dei piccoli sponsor e dell’autofinanziamento più disparato, caramelle, patatine e coca cola. Rilanciando e puntando ogni volta un po’ più in là, gradualmente, passo passo; fino a trasformare questa politica in percorsi; in esempi da seguire. Un grande viaggio inizia sempre con un piccolo passo. E l’Accademia di Nettuno, al pari di tante altre piccole società lungimiranti, ha iniziato proprio così questo lungo cammino. Dotandosi dei mezzi necessari a praticare il baseball nelle migliori condizioni possibili, e mi riferisco a uomini e strutture. Ma per esplorare questo itinerario serve una mappa e soprattutto un punto di arrivo. Una meta. Ad esempio, quella di avere dei campi all’altezza degli anni duemila, con i comfort richiesti dalle abitudini moderne, dove poter giocare, ma anche trascorrere il proprio tempo libero in altre attività, coinvolgendo amici, famiglie o semplici appassionati. Magari attirando, particolarmente, chi non conosce il baseball con esercizi e attrattive di supporto legati al sociale o all’imprenditoria. Si chiama crescita. Economica, strutturale e sportiva. Un obiettivo a cui chiunque abbia a cuore questo sport dovrebbe mirare. Mettendo sul piatto tutti i mezzi disponibili, per rilanciare e rilanciarsi. Perché le risorse non cascano dal cielo come la manna biblica, ma vanno create ed implementate con risolutezza e perspicacia. Ognuno a misura delle proprie esigenze. A dispetto delle critiche e dell’incoscienza. Le stesse condizioni per cui o smetti o tagli il traguardo da vincitore. È una scommessa che sta dando grandi risultati. Ed è la strada che sta mostrando l’Academy Nettuno, nella City of the Baseball e nel territorio circostante. Sarà quella giusta? Boh! Lo scopriremo solo vivendo. Intanto… ci stiamo provando!