di Roberto Minnocci –
“I ragazzini Dolphins, Academy e Lions protagonisti nelle finali dello Slow Pitch “Stefano 7.”
Erano i più piccoli, in mezzo a quello sterminato campo. In mezzo alle nuvole di fumo colorato e ai vapori di salsicce arrosto. Le squadre dell’Academy Nettuno e dei Dolphins Anzio, quelli del Minibaseball, hanno riempito le pause del torneo di Slow Pitch “Stefano 7”, come un aperitivo gustoso che stuzzicava le papille ed esaltava i sapori. Quelli del baseball con le palline di gomma bianca, che si mischiavano con quelli dalle barbe incolte. Schivando pallette gialle, così enormi, che non stanno neanche in una mano e a malapena nella soletta di un guantone. Erano gli ospiti d’onore, le guest stars che si sono esibite tra una finale e l’altra, in una sfida infinita, che li ha visti battersi molte volte nel corso di quest’inverno. E come sempre non hanno deluso le aspettative, con il loro spettacolo collaudato, fatto di grandi slanci e umori variabili. Come il tempo, o come quell’aria fredda che si infilava di soppiatto tra il sole e il tremore delle gambe, quello che precede sempre la battuta decisiva. Un’esibizione importante, in una zona di campo che ha visto le gesta dei grandi Center Field. Correndo e sgambettando proprio là, dove ci si tuffa cercando di sconfiggere la gravità, sperando di restare in aria all’infinito, protesi verso quella palla che arriva da lontano. Ed erano così distanti dalle tribune, che sembravano dei piccoli puntini colorati, affannati a rincorrersi come in un vecchio videogame. Lancia, batti, corri. Corri forte, prima che la palla ti raggiunga. Prima che il cuore si fermi privo di respiro, proprio un attimo prima del save. A volte Verdi, subito dopo Blue. Ma sempre appaiati. Come quel 10-10 che li accomuna. Impegnati a rincorrere il futuro, come una macchina del tempo in pole position. Come dopo una battuta. Pronti a lasciare il segno, ed un grido di vittoria. Con le ali già spiegate. Spiccando il volo verso il sole che gli sta davanti. Erano i più piccoli… in mezzo a quello sterminato campo!
E poi è partita quella musica, quella anni settanta, del secolo scorso. Proprio mentre i Ragazzi, quelli di questo secolo, si posizionavano su quel diamante gessato. Disegnato con la calce bianca e la voglia di fare festa. La Disco Music non la conoscevano, i ragazzotti dell’Academy e dei Lions, ma sapevano benissimo come dare un tocco di spettacolo, giocando a baseball, in attesa delle finali del torneo che li stava ospitando. E dal monte di lancio appiattito dall’erba partivano le bordate da colpire. I leoni e gli accademici si sfidavano e si inseguivano. Tra un Kappa, un Fly e un Double Play, fiorivano anche battute Single, Double, e l’Academy correva verso il Run, e un altro Run. E poi i Lions provavano a recuperare, con le mazze che facevano male ai pitchers. Single, Stealing, Run e i leoncini conquistavano quasi il pareggio. L’erba tremava, piegandosi sotto la leggerezza di quei piedi alati. Ma non c’era più tempo, la musica gracchiava, e quei tipi barbuti, così grossi, si avvicinavano sempre più alle panchine ricolme di zainetti. E allora finiva 5-3, lasciando in sospeso la disfida, in attesa di un’altra battaglia. Una piccola differenza nello score, che non si evidenziava nel momento delle premiazioni, con due coppe perfettamente uguali. Simili alla loro voglia di giocare. Con quella fame di baseball che si spegneva assieme alle luci del giorno. Prima che i campioni dello Slow Pitch chiudessero un’avventura da raccontare! Una giornata dal sapore antico, coi profumi del secolo scorso. Proprio come quella musica anni settanta, che lentamente… sfumava nella notte!